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La Musica Ri-Unisce, le testimonianze di Davide Venco e Michele Paciulli

By 15 Novembre 2019 No Comments

Il progetto La Musica Ri-Unisce ci racconta con un docufilm il processo creativo di due brani musicali, ispirati da temi universali. Opendream continua ad essere uno spazio ideale per la creatività, ospitando uno studio di registrazione musicale, allestito per il progetto. Un gruppo di artisti talentuosi, dal vissuto personale esemplare, si ritrova per condividere con i più giovani una storia di impegno, perseveranza e passione per la musica. Davide Venco e Michele Paciulli fanno il mix e il mastering dei brani. I due professionisti si occupano di produzioni musicali e partecipano al progetto La Musica Ri-Unisce, parte di “Processi di Rigenerazione Urbana per Spiriti Creativi” grazie allo strumento delle “borse di rientro”.

Davide Dave Venco

«Sono vicentino. I miei genitori mi hanno sempre spinto a viaggiare: volevo guardarmi attorno, ero molto curioso, così a vent’anni ho deciso di andare a studiare ad Amsterdam in una scuola privata per tecnici del suono. Finiti gli studi, sono volato a Londra. Ho fatto lavori di vario tipo, dal call center al fonico da palco: nel frattempo suonavo. Conoscendo musicisti e suonando in diversi locali ho trovato un contatto e ho iniziato a fare il runner in un’ importante studio di Brixton. Poi ho iniziato ad assistere le produzioni. Come assistente sei quello che conosce lo studio: se si rompe qualcosa, devi sapere che cosa fare. Se ti chiedono qualcosa vuol dire che sei già in ritardo. Una cosa importantissima, che la scuola non ti insegnerà mai, è il rapporto personale con i clienti. Quando fai un disco sei dentro una stanza, puoi anche stare tre mesi con la stessa gente tutti i giorni. Devi saper interagire e fare gruppo. Se dai fiducia al cliente che entra poi capita che il fonico ti dica “vado a mangiare, puoi continuare tu per favore?” e tu gli fai il lavoro… e si instaurano i rapporti che poi ti portano a crescere nella carriera. Così ho iniziato, è stato tutto molto graduale. Ho fatto il fonico per sei-sette anni, e negli ultimi tre ho iniziato a mixare e basta. Il mix è quello che dovrò fare qui. Ci sono un sacco di strumenti che vengono registrati… Chi ascolta musica ha solo due cuffie o due casse a disposizione. Il mio lavoro è equilibrare i volumi di ogni singolo strumento: cantante, cori, batteria, pianoforte, basso, chitarre, e far confluire anche duecento tracce dentro due, che poi sono la cuffia destra e quella sinistra. La mia figura è molto liquida. Non sono ancora arrivato dove voglio arrivare, la strada è ancora lunga. Ogni volta che faccio un lavoro nuovo, cresco anche personalmente perché conosco gente nuova… la musica riunisce! È più l’interazione umana che m’interessa, che il lato tecnico. C’è sempre qualcosa da imparare, in qualunque progetto».

Michele Paciulli

«Nasco come musicista quando tutto era abbastanza semplice tecnologicamente, il mio strumento principale è la tastiera, sono sempre stato affascinato dai sintetizzatori che disegno dal 1986 con una ditta giapponese per la quale faccio ricerca. Fa parte della mia vita cercare il suono, come si fa, come si genera. Ho studiato acustica, psicoacustica, fisica. Sono diventato esperto di manipolazione e gestione della qualità del suono, di come si registra e si diffonde nell’ambiente. C’è un limite tecnico e un limite mentale che chi fa musica continua a spostare, maturando e crescendo emotivamente, facendo esperienze. In Taiwan sono coinvolto prevalentemente come tecnico del suono. Sono architetto di formazione, applico la tecnologia, l’acustica, ho progettato degli studi di registrazione e una Concert Hall. Voglio che ogni seduta in qualsiasi angolo si trovi nel teatro abbia comunque lo stesso volume e la stessa qualità del suono, è complicatissimo, però io faccio questo e sono unico. In Taiwan riesco a lavorare e dare il meglio di me stesso e i buoni risultati vengono valutati positivamente. In Italia non era possibile. Manca l’educazione al come vedere le cose e tentare di capirle senza distruggerle. Manca soprattutto insegnare ai ragazzi il rispetto non solo per le proprie cose ma anche per ciò che si trovano intorno e che è frutto del lavoro altrui, se per qualcuno poi non ha un senso per qualcun altro avrà un senso e uno scopo. L’arte non può piacere a tutti altrimenti non avremmo scelta, invece la diversità di educazione, di esperienze ci porta ad apprezzare cose, ognuno alla propria maniera… la diversità è miracolosa.
Anche nel mastering non c’è una regola universale. Ogni creazione musicale ha la sua personalità. Per il progetto La musica Ri-unisce, ognuno, con la propria esperienza, ha portato sé stesso e io sono intervenuto quasi alla fine. La mia visione esterna sulla produzione è andata a bilanciare compromessi, idee e scelte. Con il mastering si porta in equilibrio la composizione di tante storie diverse».

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